Fine anni ’90, dopo decenni di impegno in un‘attività di famiglia ho voglia di cambiare. Da sempre avevamo un podere nella zona della Torre di Oriolo. Non avevo mai preso seriamente la cosa, ma ho voluto cominciare a fare vino su una ventina di ettari, in una delle zone che, se fossimo in Francia, probabilmente avrebbe la qualifica di Grand Cru.
In origine la tenuta, qui lo chiamiamo podere, aveva anche alberi da frutto che, all’inizio degli anni 2000, abbiamo sostituito con le viti. Le varietà che ho trovato in vigneto erano le classiche della Romagna.
Un filare tuttavia aveva qualcosa di diverso.
Anche consultando chi conosceva il podere e chi ci aveva lavorato, non era chiaro che varietà fossero i grappoli a bacca rossa che nascevano da questo filare. La maturazione, ma anche la resa in cantina era troppo diversa da tutte le altre piante di Sangiovese che avevamo. Dopo opportune analisi genetiche si scoprì che si trattava di Centesimino. Un’uva dimenticata, che ho voluto riscoprire e ripiantare.
Il coraggio di dedicarmi a questo vitigno, oggi declinato in 3 versioni, me lo ha dato Luigi Veronelli, uno che non ha bisogno di presentazioni nel mondo del vino.
C’è comunque un però. Io Luigi non lo conoscevo. È stato Pablo Echaurren, amico e creatore di alcune delle mie etichette più belle, a darmi un consiglio, tanto semplice quanto, per come è poi andata, efficace. “Chiamalo al telefono”.
Solo così mi disse e così feci. Mi rispose la sua segretaria che, dopo poco, mi disse: “glielo passo”. Dopo una chiamata di presentazione il rapporto si intensificò, sfociando in consigli, assaggi e tanto altro.
Quello che vidi in lui fu una vera curiosità verso il vitigno, la stessa che avevo io. Per questo seguii o adattai alla produzione vera e propria gli spunti, le riflessioni, in una parola i consigli di Luigi Veronelli.
Per tutto il resto ho sempre cercato di raccontare una Romagna del vino che fosse fedele ai miei ricordi da ragazzo e ai racconti e ai sorsi che ho condiviso con le mie radici: Nonno Rico Augusto eNadèl, a cui ho voluto dedicare due etichette della mia gamma di vini.
Dopo oltre 25 anni la mia sfida di cambiare attività dedicandomi al podere di famiglia non è ancora terminata.
Il merito va alla mia famiglia che mi ha supportato, e sopportato, ma anche ai miei collaboratori e a tutti i miei clienti che hanno capito che dietro, pardon dentro, ad ogni mio vino ci sono territorio, storie e visioni.
Alessandro Morini